I segni che si arrotolano

Giovanni Pallanti

La ricerca artistica di Donato Di Zio ha una particolarità rara: costringe a pensare al mistero, così è per la maggioranza degli esseri umani, del corpo dell’uomo.

La sua Arte si manifesta attraverso dei segni che si arrotolano e si dipanano in forme che assomigliano (o sono?) la struttura delle cellule del corpo umano. Così per lo meno sembrano.

Queste cellule, tracce di DNA, ingrandimento di un pezzo di pelle o qualcosa del genere, raggiungono una forma espressiva che, a colpo d’occhio inteso alla maniera in cui la intendeva Roberto Longhi, richiama alcuni disegni, o parti di disegni, o il “segno”, di artisti come Klimt o De Carolis, l’illustratore e incisore di ispirazione dannunziana, che tanto incise nel gusto grafico Italiano ed Europeo nei primi decenni del Novecento.

L’opera d’Arte di Donato Di Zio è anche un’esplorazione delle molecole dell’esistenza.
Si potrebbe definire una ricerca Artistica applicata alla Biologia: un territorio, questo, che consente ancora esplorazioni che in altri campi sono già state fatte fino all’esaurimento di ogni ulteriore ispirazione.

L’esplorazione di Di Zio è l’estremo tentativo di dare una forma Artistica a questo momento storico dove tutto sembra essere stato scoperto e dove più nulla ci accontenta.
Questa dimensione psicologica di estrema sofferenza porta inoltre molte persone ad una forma di agnosticismo religioso e di apatia sociale.

I segni raggrumati e poi riordinati nell’opera di Donato Di Zio sono una prova d’Artista per uscire da questa sospensione esistenziale.

Sembra, l’opera sua, astratta: invece è l’inizio di un percorso che può riportare a riaffermare il senso più profondo della vita e delle sue forme espressive. L’opera di Di Zio, insomma, non è una fuga dalla realtà, ma, come succede all’Arte, l’inizio di un lavoro che ripropone la vera ricerca, in ogni Tempo, del recondito mistero dell’esistenza, delle angosce e degli amori degli esseri umani, studiando i loro corpi, anche nel più profondo delle loro fibre, per raccontare la loro anima e il loro essere, tutti, figli di Dio.